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HomeCronacaIl boss Schiavone ci riprova: "Voglio collaborare con la giustizia"

Il boss Schiavone ci riprova: “Voglio collaborare con la giustizia”

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Francesco Schiavone non si capacita del motivo per cui, dopo 19 interrogatori resi ai magistrati dell’Antimafia, sia ancora detenuto al 41bis. Il boss del clan dei Casalesi è tornato a parlare nel corso del processo che lo vede imputato per il triplice omicidio di Luigi Cantiello, Nicola e Luigi Diana, in corso dinanzi alla Corte d’Assise di Appello di Napoli.

Secondo quanto riferito da Cronache di Caserta, Schiavone nel corso dell’udienza avrebbe reso dichiarazioni spontanee: i giudici, però, gli hanno respinto la richiesta di sottoporsi ad esame in quanto sprovvisto del difensore.

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Così il capoclan avrebbe detto di voler riprendere il percorso di collaborazione con la giustizia, interrotto per volere della Direzione Distrettuale Antimafia. Infatti per la prima volta ha ammesso la sua responsabilità in merito al delitto. Dopo le parole di Zagaria pronunciate in aula, il procuratore generale ha preso la parola per la sua requisitoria chiedendo la conferma dell’ergastolo per Sandokan. Poi si tornerà in aula a fine maggio per le arringhe dei difensori.

Gratteri spiega il no al pentito Schiavone: “Non ha detto nulla sulla terra dei fuochi”

Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha recentemente fatto chiarezza sulla questione della collaborazione di Francesco Schiavone, noto come “Sandokan”, con la giustizia. Nonostante Schiavone avesse intrapreso il percorso di collaboratore di giustizia, Gratteri ha rivelato che tale collaborazione è stata interrotta per la sua reticenza su uno degli aspetti più cruciali della criminalità organizzata campana: lo smaltimento illecito di rifiuti nella Terra dei Fuochi, un tema centrale nelle indagini contro la camorra.

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