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giovedì, Aprile 25, 2024
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Miano non dimentica Alessandro Napolitano, indagini serrate per catturare i suoi killer

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Miano non ha dimenticato Alessandro Napolitano. Le forze dell’ordine non mollano la presa su chi ha premuto il grilletto contro il 30enne due settimane fa togliendogli la vita. E’ questo il ‘doppio binario’ per capire l’aria che si respira nel quartiere dell’area nord. Sono giorni, forse ore decisive dove ogni minimo contatto, ogni minimo accenno a quanto accaduto pochi giorni prima della morte di Alessandro può risultare decisivo. Mentre il quartiere si stringe attorno alla famiglia ribadendo che ‘Alessandro era un bravo ragazzo’ e che con la criminalità non aveva nulla a che fare la squadra mobile prosegue nelle sue indagini.

Tutto parte dal cellulare di Alessandro e da quei litigi avuti in strada con alcune persone ‘collaterali’ ad ambienti di mala. E’ questo il punto imprescindibile da cui partire per dare un volto e dei nomi ai killer del barista 30enne. Una doppia lite ha preceduto l’agguato costato la vita ad Alessandro Napolitano, trovato senza vita in via Cupa Capodichino nella sua auto dopo aver abbassato la saracinesca del bar di sua proprietà, il bar Azzurro. Le primissime informazioni raccolte dalla polizia hanno permesso di capire cosa è accaduto negli ultimi giorni: stando a tali indiscrezioni pare che Napolitano (che ha piccoli precedenti per droga ma non risulta legato a nessun clan della zona) abbia avuto due discussioni, a distanza di cinque giorni l’una dall’altra, con delle persone ancora da identificare. Una discussione per motivi non legati alla criminalità organizzata. Forse una frequentazione, un’amicizia particolare che a qualcuno non è andata giù. A dare credito a questa pista anche il fatto che il giovane da qualche mese aveva lasciato la madre dei suoi figli ed era tornato ad abitare dalla madre. Un omicidio il suo che sarebbe dunque stato pianificato e che sarebbe maturato in ambienti sì di malavita ma che con la criminalità organizzata ha poco a che fare. E’ questa dunque l’ipotesi più accreditata: si indaga anche su una rete che possa aver agevolato la fuga di chi ha sparato.

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