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Portavoce dei Di Lauro ucciso, la Procura prova ad inchiodare gli Amato-Pagano

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Omicidio Reparato, la Procura nel processo d’appello cercherà di mettere alle strette i boss Raffaele Amato e Cesare Pagano, accusati ma assolti in primo grado dall’accusa di essere i mandanti dell’assassinio del “postino” del clan Di Lauro. La Procura antimafia nel febbraio scorso era sì riuscita a ottenere la condanna a trent’anni di reclusione per gli esecutori materiali Costanzo Apice e Oreste Spa-rano, ma il gup Piccirillo – il processo era stato celebrato con il rito abbreviato – aveva disposto l’assoluzione per i capoclan Raffaele Amato “’a vecchiarella” e Cesare Pagano.

La contromossa arriva dopo la prima assoluzione di Lello Amato e Cesare Pagano: la pubblica accusa ha infatti invocato la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale grazie anche alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno parlato del delitto. Tra questi, come riportato dal Roma, Antonio Zaccaro ‘o luongo, oggi collaboratore di giustizia ma allora luogotenente del boss Gennaro Sacco.

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«L’omicidio di Ciro Reparato detto “Ciruzziello” cui ho partecipato, è scaturito dall’omicidio di Eugenio Nardi detto “Gegè”. Quest’ultimo, nostro affiliato,venne ucciso dai Di Lauro e in particolare da Carlo Capasso. Per vendetta decidemmo di colpire i Di Lauro e venimmo a sapere da Biagio Esposito che era stato Carlo Capasso. Sapevamo che Ciro Reparato era un portavoce dei Di Lauro e quindi decidemmo di ucciderlo. Preciso anche che l’omicidio di Nardi era stato una conseguenza del ferimento di Daniele Tarantino».

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