giovedì, Agosto 14, 2025
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Rapina con ‘benedizione’, il frate di Afragola all’aggressore: “Ti assicuro la mia preghiera”

Una strana rapina è avvenuta in un appartamento ad Afragola poiché i malviventi non erano interessati ai soldi e agli oggetti di valore, bensì ai telefonini cellulari di due uomini. Secondo la Procura di Napoli nord il mandante di quel raid è stato il frate Nicola Gildi mentre Giuseppe Castaldo, Antonio Di Maso, Danilo Bottino e Biagio Cirillo sono stati accusati di essere gli esecutori materiali.

Dai messaggi intercettati tra Gildi e Di Maso sarebbe emerso il movente della rapina avvenuta il 26 aprile. Già a partire dal mese di marzo 2024 il frate aveva iniziato a pianificare, con la complicità di Di Maso e, per tramite suo, di Castaldo, il modo in cui poter recuperare i telefoni sui quali c’erano le foto e i messaggi compromettenti.

La rapina benedetta

Carissimo Giuseppe ti ringrazio per questo tuo impegno nei confronti dei frati, sono mortificato, perché mai aurei voluto che si giungesse a questo. Ti chiedo perdono e ti assicuro la mia preghiera per te e la tua famiglia. Un abbraccio ed una benedizione“, questo è il messaggio, risalente all’8 aprile, inviato da padre Gildi e inoltrato da Di Maso all’altro indagato Castaldo. Secondo gli investigatori anche questa conversazione confermerebbe la il coinvolgimento dei 3 nell’organizzazione nel raid.

Una rapina per la quale frate Gildi ha mandato anche una benedizione a chi si era messo a disposizione. “Nicola io sono devoto a Sant’Antonio e alla chiesa ma soprattutto mi avevano detto che sei una brava persona e di cuore, domenica ho avuto conferma. Mi fa piacere averti conosciuto, ci vediamo presto grazie per le preghiere per la mia famiglia“, questa è la risposta che riceve il frate.

L’indagine sugli abusi sessuali

Figurano anche due frati tra le 6 persone che i carabinieri di Afragola hanno arrestato nell’ambito di indagini su una rapina che, secondo quanto ipotizzato dalla Procura di Napoli Nord (pm Cesare Sirignano, procuratore Maria Antonietta Troncone) sarebbe stata eseguita su mandato di uno dei due frati per coprire degli abusi sessuali ai danni di due vittime maggiorenni che sui rispettivi cellulari avevano memorizzato “immagini e chat a dir poco imbarazzanti che avrebbero potuto creare seri problemi ad alcuni frati dei monasteri in cui avevano lavorato le stesse vittime“.

I due religiosi finiti in carcere sono padre Domenico Silvestro, parroco della basilica di Sant’Antonio di Afragola, e padre Nicola Gildi, all’epoca dei fatti di stanza nella stessa parrocchia e rintracciato dai carabinieri nel convento Santa Maria Occorrevole. 

Rapina aggrava e violenza sessuale

I Carabinieri della Stazione di Afragola hanno dato esecuzione ad una misura cautelare della custodia in carcere emessa dal Tribunale di Napoli Nord su conforme richiesta della medesima Procura della Repubblica nei confronti di 6 soggetti gravemente indiziati dei delitti di rapina aggravata in concorso e di violenza sessuale.

Il provvedimento cautelare costituisce l’epilogo di una articolata attività di indagine avviata nel mese di aprile di quest’anno a seguito della denuncia sporta da due uomini residenti ad Afragola vittime di una rapina commessa da 2 soggetti, denunciata il 26 aprile 2024, travisati e muniti di mazze e coltello, che dopo aver fatto irruzione nella loro casa, sfondando la porta di ingresso, si erano impossessati di un telefono cellulare e tentato invano di impossessarsi anche di un altro telefono dandosi poi alla fuga.

La rapina e il movente

Le indagini svolte nell’immediatezza dai Carabinieri della Stazione di Afragola, coordinati dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, anche con l’utilizzo di strumenti tecnici, hanno consentito di identificare in breve tempo gli autori materiali della rapina e di accertare sia i loro mandanti che il movente. In particolare il grave fatto criminale, descritto compiutamente nell’immediatezza, presentava alcune anomalie e veniva ricondotto dalle vittime a pregressi rapporti con alcuni frati del territorio campano ed ad abusi e violenze sessuali subite.

Dalla denuncia alle intercettazioni 

Sulla base delle dichiarazioni rese dalle vittime venivano attivate operazioni di intercettazione telefonica e acquisite le immagini dai sistemi di video sorveglianza presenti lungo il percorso seguito dai rapinatori indicato dettagliatamente dalle vittime. Le indagini, giovatesi degli elementi forniti dalle vittime che nel frattempo avevano anche riconosciuto in foto i rapinatori, consentivano di accertare il contesto in cui era maturata la rapina e di acquisire granitici riscontri alle dichiarazioni rese dalle vittime anche sulle violenze sessuali subite all’interno di alcuni monasteri tra i quali la Basilica di Sant’Antonio di Afragola, nonché di svelare il motivo per il quale i rapinatori avevano preso esclusivamente il telefono cellulare e non anche altri oggetti e denaro pur presenti nell’abitazione delle vittime.

Inoltre emergeva chiaramente dalle intercettazioni che la rapina era stata commessa per sottrarre alle due vittime i telefoni in cui erano memorizzate immagini e chat a dir poco imbarazzanti che avrebbero potuto creare seri problemi ad alcuni frati dei monasteri in cui avevano lavorato le vittime.

Il ruolo del parroco di Afragola

In particolare dalle operazioni di intercettazione telematica e telefonica emergeva che a dare il mandato per compiere la rapina fosse stato il parroco di Afragola che rivolgendosi ad altri soggetti che avrebbero dovuto assoldare gli esecutori materiali, poi individuati negli indagati tratti in arresto, avrebbero recuperato i telefoni cellulari in possesso delle vittime.

Nel corso delle indagini, inoltre, veniva acquisita una lettera redatta dagli avvocati delle vittime della rapina e diretta ai Frati Superiori con la quale nel sollecitare il pagamento delle somme relative alle prestazioni lavorative eseguite nei monasteri fino a quel momento non corrisposte, si faceva riferimento anche a rapporti sessuali subiti dalle vittime in cambio di assistenza di carattere sociale e lavorativa.

Chat, video e messaggi pericolosi

Le indagini svolte successivamente, anche attraverso l’escussione di un altro frate a conoscenza delle violenze sessuali e del movente della rapina, confermavano la riconducibilità del mandato a commettere il grave fatto criminale ad un frate, tratto in arresto, che spinto dal forte timore di affrontare le conseguenze di una denuncia sporta dalle vittime delle violenze supportata da chat, video e messaggi contenuti nella memoria dei telefoni cellulari in loro possesso; si era rivolto a suoi conoscenti per sottrarre i telefoni alle vittime e scongiurare il pericolo.

Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.