Dalle grandi alle piccole speculazioni, per i pentiti il clan Ferrara-Cacciapuoti controllava l’edilizia in tutto e per tutto. E lo faceva in due modi diversi. L’interesse e l’inserimento del clan, infatti, è diverso a seconda della tipologia dell’operazione immobiliare in quanto, nel caso delle grosse speculazioni, il tutto viene realizzato direttamente dai vertici del clan Ferrara-Cacciapuoti a mezzo delle ditte edili di loro fiducia; nel caso, invece, dei piccoli lavori edili il clan Ferrara-Cacciapuoti effettua una sorta di partenariato consistente nel far accaparrare il lavoro ad un impresa a loro collegata che dividerà gli utili al cinquanta per cento proprio con il clan Ferrara-Cacciapuoti.
In questo caso però la società che realizza i lavori edili deve assicurare anche una provvigione che va dal cinque al sette per cento dell’importo dei lavori da realizzare, da versare allo stesso clan Ferrara-Cacciapuoti. In altri termini, la ditta che esegue i lavori, in questo caso, guadagna la metà di quanto dovrebbe in teoria guadagnare e su tale guadagno dimezzato deve anche versare la provvigione alla cassa del clan che è una sorta di vero e proprio pizzo estorsivo imposto dal clan.
La società che effettua questi lavori ha, comunque, un suo tornaconto, che consiste proprio nell’aggiudicazione del lavoro edile che, in assenza dell’appoggio e della sponsorizzazione effettuata dal clan a suo favore, non sarebbe mai affidato alla ditta stessa. Gli importi dei costi dei fornitori sono tutti a carico della ditta che esegue il lavoro, mentre, al clan Ferrara-Cacciapuoti che è lo sponsor della stessa, sono assicurati tutti i guadagni.