Con la morte del superboss Francesco Mallardo finisce un’era della malavita giuglianese. Ciccio e’ Carlantonio ha comandato per anni il clan, anche dal carcere, come dimostrano le diverse indaginia a suo carico. Quando era a Sulmona in libertà vigilata a Sulmona riceveva informazioni, dettava orgini e ospitava i vari affiliati. Il boss in libertà vigilata percepiva una regolare pensione di invalidità di 300 euro al mese, o che approfittando della malattia cardiaca, viaggiava e guidava pur non avendo la patente.
Da Sulmona impartiva ordini e a Sulmona riceveva visite continue dai familiari che facevano i pendolari con Giugliano. Del resto il fratello si era addirittura stabilito in Valle Peligna per stargli vicino. I suoi interessi, diramati anche in Puglia dove con la scusa delle visite incontrava altri boss, andavano dalle estorsioni all’edilizia, alle attività commerciali. Voleva inserirsi nella torta della ricostruzione de L’Aquila, ed aveva tentato di acquistare un’attività a Sulmona.
Per anni insieme al fratello Giuseppe, anche lui al 41 bis, ha comandato il clan di Giugliano, diventando anche uno dei punti di riferimento dell’Alleanza di Secondigliano, uno dei clan più potenti della camorra napoletana. Era ricoverato da alcuni giorni in una clinica in Emilia Romagna dove aveva ottenuto i domiciliari per l’aggravarsi delle condizioni di salute. Era malato da tempo di cuore.
Dopo la morte di Feliciano Mallardo prima e quella di Francesco Mallardo oggi, la cosca perde un altro pilastro. Il fratello Giuseppe è al 41 bis ed anche la moglie di Ciccio, Anna Aieta, è detenuta e imputata in diversi processi.