È arrivata la prima sentenza nel processo abbreviato con più filoni sulle curve di San Siro. La gup di Milano Rossana Mongiardo ha condannato a dieci anni Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord interista e collaboratore di giustizia, imputato per aver ucciso Antonio Bellocco, anche lui nel direttivo ultrà nerazzurro e rampollo del clan di ‘ndrangheta, e per associazione a delinquere con aggravante mafiosa.
E dieci anni di carcere anche per Luca Lucci, capo della Curva Sud milanista imputato come mandante del tentato omicidio dell’ultrà Enzo Anghinelli e di associazione per delinquere.
Gli ultras rossoneri si erano radunati nel primo pomeriggio davanti all’aula bunker di San Vittore, in piazza Filangeri a Milano, dove era attesa la sentenza di uno dei processi con rito abbreviato scaturiti dalla maxi inchiesta della Procura di Milano sulle curve di San Siro. Tra i 16 imputati, anche il capo della Sud, Luca Lucci, che è stato condannato a dieci anni. I tifosi hanno esposto uno striscione con scritto: «Ultras, amicizia, lealtà, fratellanza, aggregazione.
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Andrea Beretta aveva deciso di collaborare con la giustizia. La scelta del capo ultras dell’Inter arrovò dopo un lungo incontro nel carcere di San Vittore con presenti il pm Paolo Storari, l’aggiunto Alessandra Dolci e i vertici della squadra Mobile e dopo settimane. Mirko Perlino, il suo storico legale, venerdì ha rimesso il mandato.
Beretta, detto Berro, era accusato dell’omicidio di Antonio Bellocco, ex rampollo della ‘ndrangheta di Rosarno e suo ex socio negli affari criminali della curva Nord. L’ex capo ultras interista, insieme ad altri membri del direttivo, era indagato per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso.
Beretta era stato anche destinatario dell’ordinanza del primo ottobre nel maxi blitz di Polizia e Gdf, coordinato dai pm di Milano Paolo Storari e Sara Ombra, contro capi e sodali delle curve interista e milanista di San Siro con l’accusa principale di associazione per delinquere con aggravante mafiosa per gli ultras nerazzurri.