Mafia e intelligenza artificiale? Una relazione pericolosa di cui non si è mai discusso abbastanza. Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, ha posto l’attenzione su questo fenomeno rischioso durante un discorso a Bologna sul palco della fiera “We Make Future“. Il procuratore ha evidenziato la dannosità di questo nuovo sbocco criminale che si sta sviluppando velocemente nei confini del dark web. “Le mafie hanno iniziato a interessarsi all’intelligenza artificiale – avverte Gratteri – e cominciano a usarla per le coperture di carico e per gli spostamenti nel mondo”.
Camorra e intelligenza artificiale
Al suo arrivo a Napoli, il procuratore, ha aggiunto: “Mi ha colpito questa camorra così avanzata dal punto di vista tecnologico, in grado di entrare nel dark web e pagare gli hacker per rubare i dati. La camorra – continua Gratteri – è dentro il dark web: è in grado di comprare duemila chili di cocaina stando seduti su una sedia”.
Il procuratore ha poi ricordato delle dichiarazioni del ministro della giustizia della Repubblica italiana Carlo Nordio. “Di fronte a questo mi viene in mente il ministro Nordio che dice che bisogna tornare ai pedinamenti perché si spende troppo in intercettazioni” affermazione che desta non pochi timori, considerando questo specifico periodo storico in cui sembra che la camorra abbia esteso il suo potere sul dark web violando la legge che consente l’utilizzo di questa porzione di Internet per scopi legittimi come la protezione della privacy.
Il passaggio della mafia sui social
Dati alquanto preoccupanti evidenziano come la mafia nel corso degli anni si stia espandendo, attirando soprattutto i giovani, utilizzando i nuovi social. “Quando è nato Facebook – sottolinea Gratteri – la prima mafia che l’ha usato per comunicare e farsi pubblicità sono stati i cartelli messicani. In Italia la prima è stata la camorra, con lo stesso metodo dei messicani. Poi i giovani si sono spostati su Tik Tok, e le mafie anche. Per essere performanti e aumentare i profitti, le mafie hanno bisogno di pubblicità. E quindi si comportano come le imprese, seguono i giovani”.