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mercoledì, Giugno 26, 2024
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“Mixed by Erry era un pirata, non un signore”: parla l’uomo che lo fece arrestare

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Lo scorso 2 marzo è uscito nelle sale l’ultimo, attesissimo film di Sydney Sibilia: Mixed by Erry. La pellicola racconta, in maniera molto romanzata, le gesta dell’omonimo ‘brand’ che tra gli anni Ottanta e i Novanta ‘spacciava’ prima musicassette poi cd piratati da Napoli al resto d’Italia. Funzionava più o meno così: andavi alla bancarella di fiducia e al modico prezzo di 2.500 lire Iva esclusa (nel senso che era tutto a nero) compravi l’ultimo di Zucchero, Pino Daniele o Eros Ramazzotti in formato musicassetta timbrata dal misterioso hacker ante litteram.

L’intervista del Sole 24 Ore a Enzo Mazza, l’uomo che ha fatto arrestare “Erry”

Circola una narrazione molto romantica di quello che fu la pirateria ai tempi della Napoli di Maradona. Per certi versi è comprensibile. Le grandi case discografiche, nella percezione di una larga parte del pubblico, sono i signori in limousine, il sistema da abbattere, il “cattivo” della storia. Il pirata è l’eroe, al massimo l’anti-eroe, quello che si batte contro un mondo legale che, per alcuni aspetti, sembra peggiore di lui. Ma così si trascurano due cose non secondarie. Da un lato la pirateria foraggiava le mafie, dall’altro toglieva ricavi a un’industria, mettendo di conseguenza a rischio posti di lavoro“. A parlare è Enzo Mazza, oggi ceo di Fimi, l’associazione confindustriale delle major. Ai tempi di Mixed by Erry segretario di Fpm, la federazione anti-pirateria che giocò un ruolo importante nell’arresto di Erry. Eggià, perché Enrico Frattasio finisce in manette nel 1997. E quattro anni più tardi sarà condannato a 4 anni e sei mesi di reclusione per associazione a delinquere e violazione della legge sul diritto d’autore. Assieme ai fratelli Angelo, Giuseppe e Claudio e al padre Pasquale.

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Chi era veramente Mixed by Erry?

Un pirata, senza alcun dubbio. Quando ne parliamo, non si può prescindere dal contesto. Negli anni Novanta, epoca di musica ancora ‘fisica’ che muoveva cifre importantissime (nel ’96 il giro d’affari era di 39,6 miliardi di dollari, oggi siamo a 25,9 miliardi ndr ), l’industria discografica internazionale si trovò davanti a un crescente fenomeno di pirateria musicale in Italia che in alcuni casi superava perfino i nostri confini, con prodotti che giungevano anche negli Stati Uniti. Milioni di dollari di danni al settore erano causati da molteplici organizzazioni attive in particolare nel Sud Italia, tanto che il Dipartimento del Commercio Usa aveva inserito l’Italia nella lista nera con la previsione di sanzioni commerciali per il mancato rispetto delle norme internazionali sulla proprietà intellettuale.

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