La conversazione intercettata tra Giulia Barra e Teresa Tabasco, finite al centro di un’indagine della Dda di Napoli, rivela in modo chiaro come il clan Amato-Pagano gestisca le proprie attività economiche e stabilisca gerarchie interne anche all’interno della famiglia.
Barra si sofferma a parlare di Domenico Romano, marito di di Debora Amato: «Dice io adesso sono il marito e comando io… nella fabbrica eh… la fabbrica è della moglie e mo’ la fabbrica siamo marito e moglie e quindi comando pure io…».
Le parole di Barra evidenziano non solo il predominio personale di Romano, che rivendica il potere assoluto nella gestione della ‘fabbrica’ della moglie. ma anche come le decisioni interne – da chi debba lavorare a chi spetti la mesata – siano imposte con rigore, stabilendo chi può operare in quali zone e come devono comportarsi i membri del clan.
Queste intercettazioni confermano il ruolo centrale del clan Amato-Pagano nel controllo delle attività economiche locali, con gerarchie nette e punizioni per chi osa sfidare le direttive del capofamiglia. La gestione della fabbrica diventa così una metafora del potere mafioso: un luogo dove il dominio familiare e criminale si intrecciano, segnando le vite di chi vi lavora e della comunità circostante.


