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HomeCronacaInfluenza e Covid, nuovo studio apre alla speranza di un farmaco mirato

Influenza e Covid, nuovo studio apre alla speranza di un farmaco mirato

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Alla vigilia di una nuova stagione influenzale, i dati diffusi dal Ministero della Salute confermano un trend ormai consolidato: gli italiani restano diffidenti nei confronti del vaccino antinfluenzale. Nonostante la scorsa stagione sia stata una delle più intense, con circa 16 milioni di contagi, meno di un cittadino su cinque ha deciso di vaccinarsi.

Tra gli anziani, la fascia considerata più a rischio, la copertura si è fermata al 47,5%, ben lontana dall’obiettivo minimo del 75% fissato dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale. A livello territoriale emergono forti differenze: Toscana e Umbria guidano la classifica con il 22,6% della popolazione vaccinata, mentre Calabria e Provincia autonoma di Bolzano chiudono con i dati più bassi (13,7% e 11,1%). Tra gli over 65, Umbria resta la regione più virtuosa (64,1%), mentre Bolzano si conferma in coda (33,4%).

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Un segnale positivo arriva invece sul fronte dei più piccoli: Puglia e Liguria hanno fatto registrare coperture superiori al doppio della media nazionale nella vaccinazione dei bambini sotto i due anni, con percentuali rispettivamente del 27,9% e del 27,5%.

Parallelamente, la ricerca scientifica apre nuovi scenari. Uno studio pubblicato su Pnas e coordinato dalla China Agricultural University ha individuato nei soggetti anziani un’eccessiva produzione della proteina ApoD (Apolipoproteina D), che indebolisce la risposta immunitaria al virus influenzale. I test condotti su animali hanno mostrato che riducendo questa proteina si ottiene una forma più lieve della malattia e maggiori possibilità di sopravvivenza.

L’obiettivo è sviluppare farmaci capaci di colpire questo meccanismo, offrendo una protezione più efficace non solo contro l’influenza, ma anche contro altri virus come il SARS-CoV-2.

Sul fronte Covid, intanto, i contagi tornano a crescere. Nell’ultima settimana sono stati registrati 2.052 nuovi casi in Italia, con un incremento del 47% rispetto ai sette giorni precedenti e otto decessi. Nonostante l’impennata, per ora non si rileva un aumento significativo della pressione ospedaliera.

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