Nel blitz della Direzione Investigativa Antimafia sarebbe finito anche Daniele Muscariello, l’ex produttore cinematografico, già in carcere e condannato a 9 anni per riciclaggio. Scrive il Gip di Roma, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere notificata a Muscariello: “Daniele Muscariello è tra gli organizzatori della ‘politica’ economico-criminale dell’associazione, in quanto recluta gli imprenditori da assoggettare al sistema di riciclaggio e mantiene costanti rapporti con esponenti del mondo istituzionale e appartenenti alle forze dell’ordine, come si è visto nella esposizione dei fatti oggetto delle imputazioni. Ha favorito l’ingresso nel sodalizio romano di Salvatore D’Amico, inteso O’ pirata, esponente apicale del clan D’Amico-Mazzarella, così accrescendo la forza economica e militare della consorteria di appartenenza. Partecipa a numerosi incontri tra i vertici del sodalizio per affrontare le criticità emerse all’interno della centrale di riciclaggio dopo l’arresto del Salsiccia il 6.6.2018. Insieme al Salsiccia è responsabile di un arsenale di armi custodito nel territorio di Roma, messo a disposizione da Salvatore D’Amico, O Pirata, per garantire al sodalizio una efficace ed immediata azione di fuoco qualora necessaria. Pianifica con Salvatore Ventura un attentato nei confronti di Salvatore Pezzella e Stefano De Angelis, in quanto non avevano corrisposto al sodalizio i guadagni della attività di riciclaggio gestite sulla capitale con Alberto Coppola, evento non verificatosi per il decesso improvviso del Ventura il 28.09.2018. Si occupa con il Lombardi e Antonio Nicoletti del mantenimento dei sodali detenuti”.
L’operazione della Dia
Una vasta operazione della Direzione Investigativa Antimafia è in corso su tutto il territorio nazionale. L’ordinanza, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della Procura capitolina – Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto misure cautelari nei confronti di 18 persone ritenute gravemente indiziate di far parte di due associazioni, con l’aggravante mafiosa, radicate in Roma e finalizzate alla consumazione di estorsioni, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti; reati aggravati dall’aver agevolato i clan di camorra Mazzarella – D’Amico, le cosche della ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro e il clan Senese.
Trai i nomi più eccellenti ci sarebbero, secondo quanto apprende l’agenzia LaPresse, Antonio Nicoletti e Vincenzo Senese, rispettivamente figlio di Enrico ovvero il cassiere della Banda della Magliana, e il figlio del boss Michele Senese detto ‘O pazz’. Il Gip del tribunale di Roma scrive, in particolare, su Vincenzo Senese: “Un’alleanza con Salvatore D’Amico per gestire ed espandere le illecite attività nel territorio della capitale. Con il contributo del Macori mantiene il controllo degli interessi affaristico/criminali nel settore idrocarburi grazie al contributo di Piero Monti. Essendo figlio di Michele Senese funge anche da garanzia per gli investimenti delle ‘ndrine Morabito e Mancuso, e dal clan Rinaldi-Formicola nel commercio di idrocarburi attraverso la rete di imprese collegate al Monti. È presente agli incontri del vertice del sodalizio che si svolgono anche presso l’abitazione del Macori”.
Il maxi sequestro
Tra i sequestri per oltre 131 milioni di euro, disposti dal giudice per le indagini preliminari Emanuela Attura, c’è anche un deposito fiscale di carburante nella provincia di Venezia. Il gruppo criminale smantellato dalla DDA e dal centro operativo della Dia di Roma, operava su tutto il territorio nazionale e in particolare nel Veneto, nel Lazio, nella Capitale e nella zona di Pomezia e in Campania.
Indagine partita nel 2018
Nel corso della attività di indagine, avviata nel marzo 2018 dalla Direzione Investigativa Antimafia – Centro operativo di Roma con il coordinamento della DDA della Procura di Roma, sarebbero stati raccolti elementi gravemente indiziari in ordine alla esistenza di una vera e propria centrale di riciclaggio, operante in Roma e con interessi in tutto il territorio nazionale, che si è avvalsa della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento derivante sia dagli stretti legami con le organizzazioni criminali mafiose tradizionali sia per l’immediata disponibilità di armi da guerra e comuni da sparo. Unitamente alle misure cautelari personali il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto il sequestro preventivo di 3 società per equivalente fino alla concorrenza della somma complessiva di euro 131.826.000 quali “profitto di reati”.