Aveva debiti con tre pericolosi clan per i quali acquistava la droga perciò aveva deciso di sparire, ma le organizzazioni criminali gli hanno sequestrato il figlio della compagna e anche una collaboratrice di quest’ultima, presa a schiaffi, per scoprire dove si stesse nascondendo. Poi, quando ha capito che prima o poi l’avrebbero trovato, si è presentato dai carabinieri con 13 grammi di cocaina supplicando di essere arrestato. Le cosche in questione sono note: il clan Mazzarella, a cui l’uomo era legato, il clan De Micco e il clan Di Lauro.
L’indagini della Dda di Napoli
Emerge anche questo particolare dall’indagine dei carabinieri di Cercola, coordinata dalla Dda di Napoli, che oggi ha portato alla notifica di dieci misure cautelari tra cui cinque arresti in carcere, oltre a divieti di dimora e obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.
“Mi sono presentato – ha detto ai militari – perché temo per la mia incolumità personale, ho seriamente paura di essere oggetto di un agguato da parte del clan De Micco di Ponticelli e Mazzarella di San Giovanni A Teduccio…la sostanza (cocaina) che vi consegno è pura al 98% quindi al dettaglio è possibile confezionare 26 dosi da 0,5 per un valore di 20 euro ognuno e un totale di 780 euro”.
Era pronto a pentirsi
Secondo quanto ha lui stesso reso noto agli investigatori l’aspirante pentito si occupava dell’acquisto della cocaina da spacciare tra Mondragone e Benevento e i debiti che aveva con due dei tre clan De Micco e Mazzarella ammontavano a oltre 200mila euro.
Dopo avere rilasciato una serie di dichiarazioni etero e autoaccusatorie, nell’aprile del 2023, l’uomo ha anche riferito ai carabinieri di avere subito un tentativo di avvelenamento mentre era in carcere: dopo essere stato trasferito da un padiglione a un altro, a causa delle minacce ricevute, nella cella dove si trovava qualcuno si era introdotto di soppiatto per versargli della candeggina nella bottiglia d’acqua da bere.
L’uomo, tra il novembre 2022 e il marzo 2023 ha rilasciato diverse dichiarazioni ma poi, nell’aprile del 2023 ha fatto marcia indietro dicendo che la sua famiglia si era rifiutata di accompagnarlo nel percorso di collaboratore di giustizia che aveva intrapreso.