Picchiato e sequestrato su ordine del boss Nicola Rullo, nuovi arresti. Ieri la Polizia di Stato ha dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 2 uomini e 3 donne gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali, aggravati dal metodo mafioso, derivante dalla partecipazione di taluni degli indagati al clan Contini.
I ruoli nel sequestro
Gli inquirenti sostengono che Nicola Rullo fosse il mandante del sequestro, orchestrato con la modalità tipica della camorra. Oltre al reggente dell’Alleanza di Secondigliano sono finiti nel registro degli indagati Marcello Madonna, Armando Reginella e Carlo De Maio (tutti già arrestati) nonché Ciro Carrino (genero dello stesso Rullo), Giovanni Giuliani, Salvatore Pisco. Indagati anche Maria Rullo, Immacolata Reginella e Assunta Giuliani.
La misura fa seguito a un precedente provvedimento cautelare, emesso per i medesimi fatti nei giorni immediatamente successivi al sequestro e già eseguito nei confronti di altri cinque indagati. Le indagini, condotte dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli, hanno avuto origine dalla denuncia presentata, verso la fine dello scorso mese di settembre, da un uomo che aveva segnalato il rapimento di suo figlio ad opera di persone nei confronti delle quali il ragazza avrebbe avuto un debito di notevole entità.
Scoperta la casa del pestaggio
Nello specifico, alcuni degli indagati avrebbero condotto suo figlio in un’abitazione nel quartiere Poggioreale e lì lo avrebbero picchiato violentemente, colpendolo anche con spranghe di ferro e mazze di legno. Successivamente, egli stesso sarebbe stato portato in quella casa, malmenato al cospetto del figlio agonizzante e minacciato di gravi ripercussioni nel caso in cui non avesse consegnato, entro poche ore, una ingente somma di denaro.
Gli approfondimenti investigativi condotti nell’immediatezza dei fatti, anche con l’ausilio di sistemi di videosorveglianza, hanno consentito di individuare il luogo in cui si sarebbe consumato il reato e di fare irruzione all’interno di un’abitazione nella quale la Polizia Scientifica ha rinvenuto tracce e segni chiaramente riconducibili al pestaggio.
Da Castel Volturno a Napoli
Ulteriori indagini hanno consentito di ricostruire gli eventi in maniera chiara e di comprendere come la vittima, dopo essere stata segregata all’interno della predetta abitazione, sia stata trasportata a Castel Volturno e lì tenuta rinchiusa per alcune ore, per poi essere scaricata di peso all’esterno del Pronto Soccorso dell’Ospedale Fatebenefratelli di Napoli, dove ha ricevuto le prime cure e dove le lesioni riportate sono state giudicate guaribili in 30 giorni.
Gli elementi investigativi raccolti dalla Polizia di Stato hanno consentito di documentare come ciascuno dei destinatari del provvedimento, tra i quali figurano anche esponenti di spicco del citato sodalizio camorristico, avrebbe svolto il suo ruolo – da quello di autore materiale delle percosse a quello di vedetta all’esterno dei luoghi del delitto – nell’ambito della grave vicenda.