Tutto da rifare. E un ergastolo cancellato. Questa la decisione presa dalla Corte di Cassazione (I sezione penale) che ha annullato con rinvio la sentenza emessa dalla prima sezione della corte d’assise d’appello di Napoli con la quale Raffaele Teatro, genero del boss degli Scissionisti Raffaele Amato, era stato condannato alla pena dell’ergastolo per aver partecipato all’omicidio di Francesco Feldi ‘o tufan avvenuto nel 2011. Teatro, è bene ricordarlo, a differenza del coimputato Carmine Amato non aveva mai confessato l’omicidio. Amato, al termine del dibattimento, aveva rimediato una condanna a vent’anni. Feldi, ex colonnello dei Licciardi poi passato ai Sacco-Bocchetti, fu ucciso in via dello Stelvio il 19 febbraio 2011. Un omicidio pianificato dai vertici degli Scissionisti per impadronirsi delle piazze di San Pietro a Patierno e per eliminare un personaggio ritenuto troppo ‘scomodo’. Nella sentenza di condanna (oggi annullata dalla Suprema Corte), Teatro era stato ritenuto partecipe alla fase ideativa, a quella del conferimento del mandato e a quella organizzativa dell’omicidio e tale decisione era fondata su numerose dichiarazioni dei collaboratori di giustizia tra cui quelle di Giovanni Illiano (condannato per essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio Feldi) e Michele Caiazza (condannato per aver fornito le armi usate per l’omicidio), oltre a quelle rese dai collaboratori di giustizia Paolo Caiazza, Carmine Cerrato tekwondò e dai fratelli Carmine e Gaetano Annunziata (anche quest ultimi condannati per l’omicidio Feldi). A spuntarla sono state le argomentazioni avanzate dai legali di Teatro, gli avvocati Luigi Senese e Saverio Senese, che hanno letteralmente fatto a pezzi il quadro accusatorio smontando punto su punto l’impianto motivazionale della sentenza di condanna all’ergastolo, che si fondava proprio su quelle dichiarazioni , ed hanno fatto emergere come in realtà, per diverse ragioni, quelle dichiarazioni non potevano porsi alla base di una condanna all’ergastolo.
La dichiarazione del pentito Annunziata
A raccontare la ‘preparazione’ del delitto è stato il pentito Gaetano Annunziata: nel verbale del 14 dicembre 2012 Annunziata ha rivelato ai magistrati:«Non conoscevo Francesco Feldi, ho saputo del suo omicidio da Mirko Romano che in quel periodo frequentavo assiduamente. Si deve comprendere che quando è stato ucciso Feldi Francesco, se non sbaglio era d’inverno comunque prima del luglio 2011 periodo in cui invece mi sono separato da Mirko Romano, quest’ultimo era molto legato a me e spesso dormiva a casa mia. Già nei giorni precedenti a questo omicidio sapevo che avevano in programma di uccidere qualcuno ma non sapevo di chi si trattasse. Sapevo questo perché ho preparato con lui le armi per questo omicidio, ricordo che erano tre pistole, non ricordo con precisione di che tipo, una era sicuramente a tamburo le altre erano automatiche ma non ricordo il calibro, forse una 38 ed una 57, ma non ne sono certo. Le pulimmo a casa mia ed oltre a me e Mirko Romano, Raffaele Teatro e un ragazzo che conosco come “Attanasio di Mugnano” (Attanasio Liguori ndr), persone che sono in grado di riconoscere. Io e Mirko provammo le armi al 13° piano della vela Rossa. Attanasio ricordo che venne a controllare le armi dopo che le avevamo provate e portò anche la macchina che doveva essere utilizzata per l’agguato ed all’interno della quale, nel sistema, vennero nascoste, da me le armi. Era una Fiat Punto grigio scuro modello vecchio. Dopo aver commesso l’omicidio, la sera, Mirko venne a dormire da me e mi disse che avevano ucciso Feldi Francesco. Non entrò nel dettaglio, mi riferì solo alcuni particolari. Ricordo che mi disse di avere aspettato la vittima tutta la giornata e di averlo poi ucciso sotto la sua abitazione».

