Un isolamento via via crescente. Negli ultimi tempi lampante ‘complice’ anche gli arresti subiti. Questa la fotografia della situazione criminale di Fuorigrotta con i Troncone sempre più isolati e ‘costretti’ a fronteggiare le mire espansionistiche degli Iadonisi-Esposito e di un neo gruppo con base in via Campegna. Le nuove tensioni, il nuovo ‘trono di spade’ flegreo sarebbe iniziato proprio ‘ a causa’ delle mire espansionistiche degli Esposito di Bagnoli. Un’anatema per Vitale Troncone da sempre fautore del ‘Fuorigrotta ai fuorigrottesi’. Quel no alla lunga avrebbe innescato al sprirale di violenza e determinato tutta la scia di sangue che ha raggiunto il suo apice nell’omicidio di Salvatore Capone, ucciso il primo giorno del 2022 al Rione Lauro (leggi qui l’articolo). Lì dove tutto è iniziato. Secondo le informative delle forze dell’ordine è lì che bisogna partire per capire i retroscena della ‘nuova guerra flegrea’. E’ la fine del 2019 quando Massimiliano Esposito, boss dell’omonimo gruppo di Bagnoli, inizia la sua ‘scalata’ a Fuorigrotta. Fatto questo che non può piacere ai gruppi ‘autoctoni’ in primis gli Iadonisi che cercano così di organizzarsi consigliando ai gruppi locali di fare fronte comune contro l’invasore. Richiesta che cadrà nel vuoto specialmente per quanto riguarda il fronte Troncone il cui leader, Vitale, è da sempre il fautore della linea ‘Fuorigrotta ai fuorigrottesi’.
L’asse Sorianiello-Iadonisi e la pace con gli Esposito: i Troncone rimasti da soli a Fuorigrotta
Troncone, secondo indiscrezioni filtrate in ambienti investigativi, non avrebbe preso sul serio quelle richieste ma anzi avrebbe risposto picche ribadendo che solo con l’avanzata degli Esposito ci si era resi conto del pericolo, allarme lanciato già anni prima dallo stesso Troncone. Sarebbe questo diniego a determinare l’incrinarsi dei rapporti tra i clan di Fuorigrotta con i Baratto-Volpe a mediare. Iadonisi, forte dell’alleanza con i Sorianiello della zona ’99’ del Rione Traiano, sarebbe dunque entrato in attrito con i Troncone riuscendo poi a siglare una ‘pax camorristica’ con gli Esposito fortemente ridimensionati nel frattempo dall’arresto dello stesso ‘scognato (Massimiliano Esposito ndr) e dal pentimento di Youssuf Aboumuslim. Pace testimoniata da due particolari: Salvatore Capone, storico guardaspalle degli Iadonisi, era l’uomo che teneva i contatti tra Massimiliano Esposito e i vari gruppi quando questi era latitante. L’altro elemento da considerare è che al Rione Lauro vive attualmente una persona imparentata direttamente con lo stesso Esposito. La mediazione tra gli Iadonisi e gli Esposito sarebbe avvenuta grazie agli stessi Sorianiello che, come contropartita, avrebbero ottenuto dai bagnolesi una copertura per nascondere le proprie armi (leggi l’articolo). Arsenale scoperto poi presso un commerciante di Bagnoli mesi fa. Una ricostruzione che spiegherebbe dunque la rinnovata vicinanza tra i due gruppi con il conseguente isolamento dei Troncone entrati in rottura anche con i Baratto-Volpe cui gli altri gruppi hanno sempre pagato una quota.
La scia di sangue a Fuorigrotta
Isolamento che sarebbe stato foriero di risentimenti e di botta e risposta armati. Prova ne sono le diverse stese avvenute sia nei pressi di via Caio Duilio, roccaforte dei Troncone, che nella stessa ’99’ di via Catone, da sempre feudo dei Sorianiello. Da lì agli omicidi il passo è breve. C’è infatti un filo rosso che unisce l’omicidio di Gaetano Mercurio, guardaspalle dello stesso Vitale Troncone, quello di Antonio Volpe e quello di Andrea Merolla, nipote dello stesso boss di via Caio Duilio. Delitti che precedono in ordine cronologico quello di Capone. Si è trattato in due casi su tre, e di questo gli inquirenti ne sono sicuri, di un attacco diretto ai Troncone nonchè di una possibile ‘risposta’ all’omicidio di Volpe ucciso nel marzo 2021.
Il legame tra i delitti Merolla,Volpe e Mercurio
Oltre alla ‘pista’ Volpe bisogna considerare il retroscena del primo delitto eccellente avvenuto a Fuorigrotta, quello di Gaetano Mercurio, uomo degli stessi Troncone (leggi qui l’articolo). Il ras indicato come vicino al gruppo Troncone di Fuorigrotta, rimase infatti vittima di un agguato di camorra un anno esatto prima dell’omicidio di via Leopardi. Proprio la ‘vicinanza’ al vertice del gruppo di Fuorigrotta ipotizzata come possibile movente dell’agguato: Mercurio fu centrato ad una coscia e al torace con i proiettili che gli perforarono milza e fegato. L’omicidio di Volpe potrebbe essere la più classica delle ‘risposte’ armate a quel delitto: per il momento solo un’ipotesi che è balenata nelle menti degli investigatori a poche ore dal delitto del ‘Serpentone’ (come viene comunemente chiamata via Leopardi). Un’ipotesi però già anticipata da Internapoli (leggi qui l’articolo).
Il ruolo di Volpe negli assetti di Fuorigrotta e l’agguato a Vitale Troncone
Una pista che si basa sul ruolo di Volpe negli equilibri criminali della zona (non a caso viene indicato come il reggente di un proprio gruppo, i Baratto-Volpe) e sul fatto che il 77enne, anche se da tempo era uscito dai radar delle forze dell’ordine, potrebbe essere stato a conoscenza dei motivi dietro l’esecuzione di Mercurio e aver addirittura mediato tra opposte fazioni. Dietro tali ipotesi l’ombra del potente clan Sorianiello del rione Traiano: un gruppo ben strutturato e molto attivo nei traffici di droga tra Fuorigrotta, rione Traiano e Pianura. Un gruppo che, allo stato attuale, appare quello meglio organizzato nonostante la mole di arresti subita nei mesi scorsi. Secondo lo schema dunque l’omicidio di Andrea Merolla potrebbe essere una ‘vendetta’ per il delitto Volpe a sua volta ‘risposta’ all’uccisione di Mercurio. Fino all’ultimo delitto, un attacco diretto agli Iadonisi fino a quel momento rimasti nell’ombra. Lo ‘zenit’ dello scontro si raggiunge però all’antivigilia di Natale del 2021 quando a scampare miracolosamente ad un agguato è proprio il boss Vitale Troncone raggiunto dai sicari nei pressi del bar di famiglia in via Caio Duilio. Da lì in poi, secondo le informative, sarebbe evidente l’isolamento del gruppo indebolito poi dal blitz di qualche mese fa nell’ambito di un’inchiesta per estorsione (leggi qui l’articolo).
Il raid armato del giugno scorso e il fermo di due giovani dei Troncone
Si arriva al fermo di ieri con gli uomini della squadra mobile che eseguono il decreto a carico di Alessio Ferrara e Manuel Marino. Ferrara, già indagato nell’ambito di un’inchiesta su estorsione per il clan Troncone, è il nipote del boss Vitale Troncone mentre Marino vanta parentele con ras un tempo vicini ai Volpe. I due, secondo l’accusa, avrebbero infatti preso parte a un agguato fallito, avvenuto a fine giugno nella centralissima piazza San Vitale. Secondo la Procura i due avrebbero cercato di colpire un affiliato del clan Esposito-Iadonisi. Secondo gli inquirenti anche tale sparatoria è da inserire nel quadro delle tensioni registrate da tempo tra gli stessi Troncone e un gruppo di via Campegna che potrebbe contare sull’appoggio dei clan di Bagnoli.